12 OTTOBRE: GIORNATA DELLA RESISTENZA INDIGENA

Il 12 Ottobre segna 528 anni dal giorno in cui Colombo e i suoi uomini avvistarono il continente che in seguito sarebbe stato chiamato America.
Questo giorno non rappresenta l’“incontro di due mondi” ma l’inizio di una guerra di sterminio dove almeno il 90% della popolazione indigena perì – senza contare la popolazione africana fatta arrivare come schiavi/e.
Nessuno dei grandi massacri del XX e XXI secolo può essere paragonato all’ecatombe perpetuata dagli europei fin dal 1492.
La “scoperta” tanto decantata dalla classe dominante di tutto il globo non è stata un fatto casuale: fin dal XV secolo, per i paesi europei progrediti a livello tecnologico nautico (come Spagna e Portogallo) era importante aprire ed estendere le rotte commerciali.

La “scoperta” di questo continente ha permesso da un lato l’evoluzione della borghesia commerciale (prima spagnola e portoghese e, dopo, francese, olandese e inglese) e, dall’altro alla depredazione e sfruttamento minerario e agricolo dei territori – utilizzando le popolazioni indigene e africane come schiavi.

Come scriveva Marx nel Capitolo 24 de “Il Capitale”, “la scoperta delle terre aurifere e argentifere in America, lo sterminio e la riduzione in schiavitù della popolazione aborigena, seppellita nelle miniere, l’incipiente conquista e il saccheggio delle Indie Orientali, la trasformazione dell’Africa in una riserva di caccia commerciale delle pelli nere, sono i segni che contraddistinguono l’aurora dell’era della produzione capitalistica. Questi procedimenti idillici sono momenti fondamentali dell’accumulazione originaria.

Le popolazioni indigene e africane, di fronte alle violenze economiche, culturali e sessuali, risposero con atti di resistenza: dai quilombos neri ai Mapuche, dalla rivolta delle donne Guarani del 1539 agli atti suicidi delle popolazioni Tainos e Arawakos dei Caraibi.

Ricordare questo giorno non significa rivendicare la “diversità culturale” e/o l’identità (anglo o latina) “americana”; significa combattere le falsificazioni del dominio culturale e, soprattutto, solidarizzare con coloro che si battono contro le violenze istituzionali, razziali, sessuali, culturali ed economiche.

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